Andata e Ritorno

Liturgia

22 Km (11 per l’andata ed altrettanti per il ritorno)

un mattino

il giorno …dopo il sabato                                                          

2 amici disperati  e che parlano male anche delle donne

1 sconosciuto

la sera

una  locanda

una cena non finita

la gioia

la condivisione della testimonianza

Gerusalemme-Emmaus-Gerusalemme

Nella Liturgia, l’ottava di Pasqua, è la settimana che inizia con il lunedì di Pasqua e termina con la prima Domenica di Pasqua, detta domenica in Albis, oppure domenica della Divina Misericordia, o anche denominata domenica della incredulità di Tommaso.

I Vangeli della ottava di Pasqua riportano le testimonianze della Resurrezione di Cristo. Queste apparizioni di Gesù risorto, con le loro assomiglianze o diversità, si possono dividere in due categorie. Quella riservata ai dubbi e alle perplessità nel credere alla Resurrezione, e l’altra che riguarda quanto ordina Cristo alle discepole e ai discepoli e l’incarico di una missione.

A me piace pensare, anche se non  è scritto in nessuno dei Vangeli, che la prima persona alla quale è apparso Gesù Risorto sia Maria, sua e nostra Madre. Ma qui mi addentrerei in un discorso teologico troppo arduo e non adatto alle mie conoscenze.

Tra i Vangeli dell’ottava di Pasqua, quello che sento più mio e più personale è la testimonianza del cosiddetto racconto  “I discepoli di Emmaus” (Luca 24, 13-35).

Addentrandoci in quanto è riportato nel brano evangelico.

Allora.

Siamo nel mattino di quello stesso giorno della Resurrezione. Solo di uno dei due discepoli viene riportato il nome: Cleopa. Stanno andando verso Emmaus e sono sfiduciati e scoraggiati. Un tale si avvicina, ascolta i loro discorsi e, come uno che non si interessa ai fatti propri, interviene e si unisce a loro. Scambio di idee. Non credono alla testimonianza delle donne…anzi. Il cammino e la conversazione a tre continua per tutto il giorno. Arrivo alla meta. Invito a rimanere e a concludere l’incontro con una cena. Riconoscimento. Ritorno senza indugio a Gerusalemme. Testimonianza e scambio di testimonianze.

Fede e non incredulità. Speranza e non disperazione. Vita e non morte!

Oggi.

Contrariamente alle raffigurazioni e ai dipinti dell’Ultima Cena che rappresentano sempre Gesù con i dodici Apostoli, i due discepoli di Emmaus erano presenti alla Cena, perché riconoscano Gesù dallo spezzare il pane. Quindi anch’io posso essere presente.

Emmaus è un villaggio la cui identificazione è sempre stata difficile. Mi piace pensare che Emmaus è la mia Parrocchia, il mio quartiere, la mia casa.

E’ riportato solo un nome del discepolo Cleopa. L’altro allora posso essere  io.

Problemi, difficoltà, dubbi, perplessità non mancano e c’è sempre qualcuno che ti vuole dare un aiuto.

Il risultato dell’aiuto può essere soddisfacente o deludente.

Come mi incammino e come ritorno?

Come testimonio e come accetto la testimonianza?

Solitamente suddivido il racconto dei discepoli di Emmaus in quattro parti.

La prima parte è l’avvicinarsi alle persone. Come…? Ascoltando i loro problemi, sentendo la loro realtà, rendendomi capace di porre domande per aiutarli a guardare i loro problemi con un occhio diverso.

La seconda parte è  usare la Bibbia. Non per un progetto di colpevolizzare o di indovino, ma per aiutare a ricordare e a rivivere quanto già è stato percorso dai nostri padri nella fede, da Adamo ad Abramo e da Mosè ai Profeti. In altre parole la Bibbia serve per illuminare il problema che in quel momento fa stare male le persone. La conoscenza biblica non deve servire per essere un professore, ma un compagno che aiuta a ricordare quanto può essere stato dimenticato. Quello stolti e lenti di cuore che Gesù pronuncia verso i due discepoli non è un rimprovero, ma è per svegliare in loro la memoria su quanto già sapevano.

La terza parte è la condivisione. Se i due discepoli di Emmaus non avessero voluto ascoltare ancora Gesù, non l’avrebbero invitato a rimanere a cena con loro nella locanda.  La Bibbia non apre gli occhi, ma ha il potere di fare ardere il cuore.  Loro Lo riconoscono dallo spezzare il pane. E’ il gesto della condivisione. Della celebrazione della Cena, dell’ambiente dove tutti vivono la stessa fede, dove si lascia agire Lui. E Gesù scompare dalla loro vista, ma non da loro, quando loro lo riconoscono perché ora sono capaci di camminare da soli. Non devono più vedere, ma testimoniare. Loro rinascono e Lui scompare, ma è lì per sostenerli nella testimonianza.

La quarta parte il ritornare, cioè prendere il coraggio a due mani e ritornare senza indugio  nell’ambiente o nella situazione che ha procurato non speranza, dolore, sfiducia e disperazione per cambiare tutto. Alla fuga illuminati dalla  luce del mattino subentra il ritorno nelle tenebre della notte, ma per portare una Luce vera che non si spegne mai. Le tenebre ci saranno sempre, ma ho imparato dove trovare e portare la Luce. Ho imparato e testimonio  come portare speranza e non disperazione, come condividere la Vita vera. 

Ho sperimentato la gioia vera e la voglio condividere.

E allora?

Buon cammino…. In fondo 22 kilometri non sono tanti!

E durante la vita vale la pena di percorrerli.

Enzo